Non è una novità: il mondo Social è entrato in modo prorompente nella vita di tutti noi. Già dall’anno scorso è stata superata la soglia dei 3 miliardi di persone che vi accedono e questi dati sono destinati ad aumentare sempre più, senza sosta, soprattutto nel prossimo futuro. Ma non è tutto oro ciò che luccica.
La nostra presenza in queste piattaforme può assumere molteplici sfaccettature, in base a come si voglia utilizzarle e fino a che punto sfruttarle. Le tecnologie fanno passi da gigante, offrono strumenti sempre più complessi e ricchi di funzionalità e permettono di metterci in relazione con qualunque altro iscritto, magari situato dall’altra parte del mondo. Questo aspetto, soprattutto per le Aziende, ha innumerevoli vantaggi che abbiamo già visto in varie occasioni e con diverse accezioni, apportando indubbiamente moltissimi benefici in termini di visibilità, conoscibilità del marchio, diffusione e contatto con i propri clienti (a patto venga tutto utilizzato correttamente, con la giusta strategia, continuità e qualità), ma possono anche rivelarsi estremamente dannosi quando le cose sfuggono di mano oppure non sono gestite in modo corretto.
In questo contesto ci metteremo a metà strada fra ciò che che riguarda le persone, ossia gli utilizzatori abituali, gli individui che vi accedono per svago, diletto e piacere (chiamarli “utenti” pare proprio poco gradevole) e le Aziende che invece usano questi strumenti con un fine ben specifico.
Con una presenza sempre maggiore sui Social (sia di tempo che di numero di iscrizioni), viene da sé che si andrà sempre più in una direzione di “spersonalizzazione” dei rapporti umani, dove ricevere un apprezzamento virtuale (i famosi “like“, siano essi pollici alzati o cuoricini poco importa) sarà il massimo appagamento, l’obiettivo da raggiungere, il desiderio di ogni fruitore. Alla stessa stregua (e con un numero di persone, ossia di clienti o potenziali tali, sempre maggiore) si dialogherà sempre più con i chatbot, automi preimpostati che fungono da customer care in tempo reale ma soprattutto la comunicazione online sarà sempre più orientata in una direzione: contenuti su misura per i propri clienti, spettacolarizzazione e multimedialità, tanti video e interattività, ma soprattutto storie. Oggi è già una realtà il fatto che si venga costantemente “bombardati” da moltissime informazioni e pubblicità di ogni genere, dunque il modo per fare colpo nei clienti sarà sempre più orientato verso la soddisfazione dei desideri, senza rivolgersi ad un pubblico ampio bensì ai singoli, proprio perché ognuno di noi è unico, con gusti del tutto soggettivi.
Dunque, da un lato si assiste ad un costante e inesorabile allontanamento delle persone (che dialogano principalmente in un mondo virtuale), dall’altro invece si avverte un avvicinamento da parte delle Società che invece stringono un rapporto con la gente al fine di dialogare con esse e farle diventare parte integrante del proprio processo produttivo, distributivo e qualitativo.
Veniamo al dunque: cosa bisogna (o sarebbe corretto) raccontare in una piattaforma Social?
Non esiste una risposta unica, perché entrano in gioco tantissimi fattori. Innanzi tutto, dipende dal luogo (Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, YouTube, Google+ e così via hanno caratteristiche e finalità totalmente diverse l’uno dall’altro), dal pubblico a cui ci rivolgiamo e da chi siamo. Le persone amano le storie, racconti in cui immedesimarsi e che tocchino l’emotività (non solo tenerezza, ma anche stupore, gioia, tristezza ecc.). Infine, non dimentichiamo il linguaggio (seppur meriti invece un posto di rilievo nella trattazione) che deve essere chiaro, semplice, in linea con le persone a cui ci si rivolge ma sempre colloquiale e informale, perché i Social sono un ambiente “easy”, “friendly“, per dirla all’anglosassone.
È importante sottolineare quanto la tematica della sicurezza (e della difesa dei propri dati personali) sia divenuta di primaria importanza e attualità e di certo in futuro sarà sempre più sentita. Anche gli attacchi informatici o i tentativi di furto di dati potranno aumentare, se non altro a causa di un’incrementata e massiccia presenza di persone connesse. Attenzione dunque a ciò che si condivide, con chi lo si diffonde e a quale scopo, con un occhio di riguardo per i più giovani che devono essere sempre tutelati al massimo.
Siamo tutti testimoni diretti di un cambiamento epocale nella comunicazione umana, dove attraverso lo schermo di uno smartphone si può condividere un contenuto con qualcuno che si trova a migliaia di chilometri da noi e che, seppur viva in un contesto profondamente diverso dal nostro, si emozionerà allo stesso modo. Questo momento storico non ha eguali nell’evoluzione della nostra specie e ciò ha caratteristiche strepitose, ma anche molto pericolose, proprio perché tende a isolare gli individui con il rischio che trasferiscano la propria esistenza all’interno di un dispositivo elettronico e non si godano più la bellezza del mondo che c’è là fuori. Dall’altro lato le Aziende dispongono di “un’arma” potentissima, a patto la sappiano usare bene e nel modo giusto.
Così tutti ci guadagnano, soprattutto in felicità.